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Sex And The City

Recensione: Sex And The City

Scrivere male di Sex And The City e’ come infierire sul rantolo di un cadavere; uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare.

SCHEDA DVDSCHEDA TECNICA

Passiamo dunque in rassegna tutte le scelte infelici effettuate per questo trasporto dal serial al cinema, e spiattelliamo le cadute di stile in apertura di pezzo (via il dente via il dolore), per poi esaminare quel che di buono ne rimane (ehm…)

La forza della (a suo modo) rivoluzionaria serie mandata in onda per anni su La7 sono sempre stati i dialoghi: velenose punture di spillo al vetriolo conficcato nel buoncostume di tutti i maschietti (solitamente i piu’ colpiti dalla rappresentazione delle dinamiche inscenate), fino a quel momento ignari di “cosa le donne sono capaci di dirsi”.   I dialoghi di Sex And The City hanno fatto arrossire tutti almeno una volta, hanno divertito spesso, e in qualche occasione anche fatto riflettere (il punto G esite dunque!?
). In questo film bollicine, brio e verve si convertono in mosci scambi di battute fulminee anziche’ fulminanti, dialoghi annacquati (come tutta la pellicola che altro non e’ che una extended version di una normale puntata serale solo molto piu’ lunga e sbrodolata), personaggi appena accennati (si presuppone fin troppo che lo spettatore conosca a menadito ogni episodio), New York molto meno presente viene ridotta ad un red carpet su cui i tacchi della magra e invecchiata Carrie cicalecciano le solite fregnacce (“Per una Manolo Blahnik darei la vita bla bla bla”).

La moda ha totalmente scalzato il sesso, e gli argomenti oltragiosi sono stati sostituiti dall’elenco degli stilisti per cui Carrie posa, in un’esaltazione (alquanto fredda e poco scanzonata) della fiera delle vanita’, del vacuo e del materiale.

La storia la sanno anche i muri: Carrie viene mollata sull’altare dal suo Big (John James Preston, voila’!), e le tre amiche di sempre, Miranda (trasfigurata dalla paralisi maxillofacciale da botox), Samantha (bella per davvero) e Charlotte la consoleranno per quasi un lunghissimo anno, e noi insieme a loro.  Ecco la dimensione temporale e stagionale avere una certa importanza (forse a specificare che i modelli indossati sono autunno inverno anziche’ primavera estate). Parte la straziante disamina di un anno da single, con la celebrazione al contrario di tutte la date piu’ dolenti e le occasioni piu’ ammorbanti: da Natale a Capodanno, da San Valentino all’arrivo dei primi caldi: come si organizza una donna sui quaranta mollata all’altare.

Ma la vera grande evoluzione di Carrie, il suo grande passo in avanti si chiama Louise: l’assistente personale nera, povera e grassa, a cui la Bradshaw fara’ in dono una Louis Vuitton (scatenando un turbinio di battute esilarantissime; Louise, Luis…)

Il film e’ lunghetto, non propriamente divertentissimo e vagamente ridondante e ripetitivo, decisamente non in forma.

L’incredibile successo al botteghino si spiega ipotizzando orde di fedelissime e affezionate che farebbero di tutto pur di (ri)vedere le loro beniamine brindare a Cosmopolitan ed esaltarsi per l’orgasmo triplo di Samantha. Sono certa, visto il risultato, che un secondo film andrebbe molto meno bene, e che gustarsi le repliche (che vanno ancora forte su LA7) sia il miglior modo per rendere omaggio alle “ragazze” di Manhattan.   Ma voglio mantenere quanto promesso in apertura di pezzo e (tentare) di esaminare quel che di buono c’e’ nel blockbuster di Michael Patrick King. Un solo nome: Samantha. Il brio, l’effervescenza, la sfrontata e sciolta trasgressione quotidiana che dalla serie pullulava e’ tutta trattenuta nel volto (espressivo e giocoso) e nel personaggio di Samatha, il cui lifestyle “esuberante” anima gli unici siparietti degni di nota e di un sorriso.

Per il resto, non rimane che certificare la riduzione del “concetto” di Sex And The City alla piu’ sospirata e melensa commedia rosa americana. Sarah Jessica Parker o Jennifer Lopez, era la stessa cosa.Sex and The City: Se avete amato la serie, meglio rimanere con quel ricordo.

La Frase: “Quando Big colora, raramente resta dentro le righe!”,  Sarah Jessica Parker, Sex And The City, 2008

Leggi: Approfondimento Sex  And The City

Nota: di Roberta Monno
Sex And The City

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News: Amici: Cercasi Nuovo Marco Carta

News: Amici: Cercasi Nuovo Marco Carta

Sono iniziati da poche ore i provini per il nuovo anno di Amici, e ciò che colpisce è il numero (impressionante) di partecipanti.    

Già nella prima giornata di provini il numero di partecipanti è stato superiore rispetto al casting dello scorso anno. Migliaia di giovani aspiranti Marco Carta che si prostrano alla commissione più famosa d’Italia, nella speranza di reduplicare il successo del “folgorante artista cagliaritano”, che da poco è uscito con un disco che si è subito posizionato nella top ten, contendendosi il podio insieme alla Giusy Ferreri dell’altra parte del cielo, ovvero X Factor, il talent show di Rai due.
Amici: Cercasi Nuovo Marco Carta

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News: George Michael Al Timone Del Film Sugli Wham!

News: George Michael Al Timone Del Film Sugli Wham!

George Michael padre padrone degli Wham, anche sul grande schermo.    

Sara’ George Michael ad avere l’ultima parola sul film che ripercorrera’ la carriera degli Wham!. Simon Napier-Bell ex manager della pop band, ha infatti intenzione di realizzare un do*****entario che riporti alla luce i successi e i retroscena dell’avventura di George Michael e Andrew Ridgeley che negli anni ’80 dominarono le classifiche di tutto il mondo con brani celeberrimi quali “Last Christmas”, “Freedom” e “Wake me up before you go-go”.
George vuole controllare tutto – ha detto Napier-Bell intervistato da Itv – dalla sceneggiatura al montaggio. Sara’ lui a dire se il film va bene o no, mi ha detto chiaramente di non volere sorprese“.
Signorsì.
George Michael Al Timone Del Film Sugli Wham!

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Registi e Attori: Asia Argento Dj Ha Poca Pazienza Con La Stampa

Registi e Attori: Asia Argento Dj Ha Poca Pazienza Con La Stampa

Roma, 10 giugno: Asia non ci sta!    

Stanca di dover rendere conto solo ed esclusivamente, da un po’ di tempo a questa parte, del bacio scambiato col rottweiler in Go Go Tales, l’attrice manda al diavolo la conferenza stampa e scappa via dai giornalisti gossippari. La fanciulla, che in Go Go Tales interpreta la ruvida Monroe,  ha presentato a Roma alla stampa il suo annunciato triplo cd in cui raccoglie la sua anima musicale e apre al mondo le porte dei suoi gusti. Tripli, appunto, come la ripartizione del cd: una prima parte più spostata sull’elettronica, il secondo cd rockeggiante ed il terzo disco rilassato e malinconico, in gergo Sadcore. Ovviamente si finisce a parlare di cinema, di baci e di cani “Vorrei non averlo mai fatto. La mia scena è stata strumentalizzata e si è parlato solo di quella“, confida l’attrice proprio nel giorno in cui si apprende che Asia non prendera’ parte alla presentazione alla stampa del film, prevista mercoledì prossimo, alla quale invece parteciperanno, insieme al regista Abel Ferrara, tutti gli altri principali interpreti.
In più riprese la ragazza ha dichiarato di aver vissuto quella scena come una sorta di “battesimo del fuoco”, essendo da sempre terrorizzata dai cani, come Ferrara, d’altronde. Il fotogramma (perché è di pochissimi istanti che si tratta), sarebbe inoltre stato frutto di un’improvvisazione della Argento che si sa, ama scandalizzare ma ha poca pazienza per patirne le conseguenze. Intanto la Argento, che è incinta di cinque mesi del nuovo compagno, il regista Michele Civetta,  conduce un programma tutte le mattine su Radiodue con il collega Gianfranco Monti intitolato “Il bello e la bestia“.
Un programma per famiglie, in cui, nelle vesti di fidanzata, casalinga e mamma doc, elargisce consigli alle neomadri offrendo un’immagine inedita e più matura di se stessa: “I bambini nella pancia sentono la musica. Mia figlia Anna Lou, che ha 7 anni, come me adora i Beatles: ‘Yellow Submarinè è stata ottima per calmare i suoi pianti e le colichette“, dice l’attrice ad un settimanale. A poche settimane dalla pubblicazione delle accuse del suo ex compagno Morgan, padre di Anna Lou, Asia racconta anche di come è nato il rapporto con l’attuale compagno: “Ci siamo conosciuti cinque anni fa negli Stati Uniti ma eravamo impegnati. Siamo rimasti amici e ci siamo ritrovati, entrambi liberi, l’anno scorso. è la prima volta che mi succede che una semplice amicizia sbocci in amore. Vorrei sposarmi, ma lui è italoamericano e la burocrazia qui in Italia è complicatissima“.        

Nota: di R. M.
Asia Argento Dj Ha Poca Pazienza Con La Stampa

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News: I Lettori Di Ciak Premiano il Cinema

News: I Lettori Di Ciak Premiano il Cinema

I lettori della rivista Ciak premiano le interpretazioni di Valerio Mastandrea in Non Pensarci e Tutta La Vita Davanti.

Il goliardico attore romano scompagina le previsioni sorpassando Nanni Moretti e Toni Servillo.Tanti i premi per il film di Virzì: Ciak d’Oro come Miglior Regia, Migliore scenografia a Davide Bassan e Migliore attrice non protagonista a Sabrina Ferilli.La migliore attrice protagonista, per ‘Giorni e nuvolè, è invece la beniamina dei lettori di ‘Ciak’ Margherita Buy che vince il suo ottavo Ciak d’oro, mentre Alessandro Gassman è il più votato come attore non protagonista di ‘Caos calmò, pellicola che si aggiudica anche il Ciak d’oro per il miglior manifesto e quello per la migliore fotografia di Alessandro Pesci. Ottimo risultato anche per ‘La ragazza del lagò che conquista il Ciak d’oro per la miglior opera prima, il miglior sonoro in presa diretta, la miglior sceneggiatura di Sandro Petraglia nonché il Ciak d’oro al miglior produttore dell’anno per Francesca Cima e Nicola Giuliano di Indigo Film. Due Ciak d’oro anche al film di Fabrizio BentivoglioLascia perdere, Johnny!‘: a Fausto Mesolella degli Avion Travel per la migliore colonna sonora e a Ortensia De Francesco per i migliori costumi.
Il Ciak d’oro per la Rivelazione dell’anno èstato assegnato dalla redazione di ‘Ciak’ ad Alba Rohrwacher, protagonista eccellente di molti film dell’ultima stagione (‘Giorni e nuvolè, ‘Caos calmò, ‘Riprendimì, ‘Non c’è più niente da farè). Il Ciak d’oro alla Carriera va a Piera Degli Esposti, la grande interprete teatrale e cinematografica, protagonista quest’anno di ‘Tre donne moralì, ‘Il divò, e del cortometraggio attualmente sugli schermi ‘Lettera d’amore a Robert Mitchum’. La redazione si riserva poi di assegnare il premio Ciak d’oro ‘bello & invisibilè, sponsorizzato da Mini, assegnato ogni anno al film giudicato più meritevole e maggiormente penalizzato al botteghino: la scelta è caduta sulla pellicola ‘Il vento fa il suo girò di Giorgio Diritti. Il film premiato viene allegato in dvd alla rivista ‘Ciak’ per consentirne una maggior visibilita’.

Ciak d’oro per il Miglior Film Straniero va invece  a ‘Into the Wild’ di Sean Penn distribuito in Italia da Bim. Vanno segnalati inoltre i premi speciali, assegnati a Giovanni Veronesi e Luisa Ranieri per avere animato l’iniziativa di Cinema nelle Scuole organizzata da Aspettando la festa e Alice nella citta’ in collaborazione con ‘Ciak’.

Nota: di R. M.
I Lettori Di Ciak Premiano il Cinema

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In Memoria di Me

Recensione: In Memoria di Me

Tratto dal romanzo del 1960 “Il gesuita perfetto” di Furio Monicelli, In Memoria di Me e’ la seconda, fortunata opera del figlio del Baffo, Saverio Costanzo.

SCHEDA TECNICA

SCHEDA DVDLa trama e’ scheletrica, ridotta all’osso: Andrea, saturo di una vita insoddisfacente, entra in noviziato (il film è girato in una struttura sull’isola di San Giorgio a Venezia), alla ricerca di una forma di vita piu’ alta e nobile, che si adatti a lui (i compagni, in una delle poche scene parlate del film, lo tacciano di supponenza e presunzione).

Andrea si adatta con fatica alle rigide liturgie gesuite; silenzio, austerita’, soffocamento della differenza, omologazione, a cui sfugge a suo modo con lunghe perlustrazioni notturne dell’ambiente, che gli riveleranno la fuga di un compagno incompreso, e lo metteranno in contatto con Zanna (Timi sempre col grugno), infelice futura perdita dell’esercito di Dio.

Il film si snoda in silenzio, ai limiti del muto, e riempie lo schermo di colori a meta’ fra il bianco abbacinante e il buio piu’mesto e misterico.
Tutto si fa corpo in geometrie giganteggianti e vuote, dove ne’ l’anima ne’ la mente puo’ appigliarsi, e il suono corrode i pranzi (sempre uguali, sempre gli stessi gesti reiterati ad libitum) con valzer viennesi che sembrano contrappuntare in modo surreale (il regista giura che invece sia un’usanza gesuita) una visione che definire austera, parca o minimale e’ eufemismo.

Benche’ poco parlato il film si distingue per una certa profondita’ di indagine dei protagonisti, che sono tutt’altro che manichei e assoluti o risoluti nel loro sedersi da una parte. Anche il padre (non padrone) interpretato da Andre Hennicke pare accarezzato da un meccanismo narrativo benevolo, che ne mette in luce il rigore tanto quanto l’umanita’ e una certa dolcezza. Una carezza paterna nel pugno di un accento tedesco che da solo basta a rendere autoritario il pur comprensivo e ragionevole pastore di anime confuse.  Andrea (Christo Jivkov, Giuda ne La Passione di Cristo) e’ diviso fra l’arrendersi e il continuare a lottare, certo di non essere il piu’ filantropo degli uomini e’ invece attratto dalla dimensione filosofica (quindi scientifica e intellettual – razionale) della religione.

Un parco giochi per la sua ragione, ma non per la sua anima, perche’, a detta sua, Andrea e’ incapace di provare amore.
Se a questo si aggiunge il fatto che il giovane subisca per un attimo il fascino del dubbioso collega Zanna (“Loro la verita’ la vogliono morta” e’ la piu’ efficace battuta del film), ecco che la crisi e’ pronta.

Costanzo filma relazioni, rapporti, movimenti interiori col rigore certosino di un prete miniaturista, che non vuole correggere in alcun modo l’impatto delle immagini, e rinuncia alla verbosita’ sacrificando la facile fruizione del film in nome di un’inno alla visione piu’ pura ed essenziale, che certamente non conquistera’ tutti, ma piacera’ alla critica (che infatti lo adora nonostante il cognome piu’ che ingombrante).

Quasi in una nemesi col papone chiacchierone (re del talk show italiano), Costanzo junior rifugge tutte le artificiosita’ della spiegazione dialogata, e si chiude in uno spazio da indagare coi tempi e i ritmi di una vita autentica al suo interno.

E’ lodevole il fatto che il regista non cerchi di emulare il “resto” del cinema italiano contemporaneo, e si fiondi su faccende non proprio masticabili e meno ancora digeribili (ricordiamo il quasi candidato all’Oscar Private, una storia di convivenza fra israeliani e palestinesi, che non pote’ ambire alla nomination losangelina per via di un minuscolo vizio burocratico), speriamo che questo tuttavia non diventi un marchio di fabbrica impresso a fuoco sulla sua filmografia, un “must” all’incontrario che esige un tot. di minuti di silenzio a film, altrimenti non si e’ abbastanza out e in allo stesso tempo.

In Memoria di Me: Film ai limiti del muto, reiterato su stesso, in un vortice che dev’esser simile al dejavu’ che si prova (forse) vivendo in convento.

La Frase:”Non stiamo salvando il mondo, lo stiamo solo replicando”, Filippo Timi, In Memoria Di Me, 2006

Nota: di Roberta Monno
In Memoria di Me

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Registi e Attori: Scamarcio Recita Per Costa Gavras

Registi e Attori: Scamarcio Recita Per Costa Gavras

Mi auguro di fare film che divertano ma anche che cerchino di analizzare le dinamiche umane. Ho fame di personaggi complessi. Questo lavoro stimola la mia parte di bambino, la mia voglia di cambiare, giocarè’

Costa Gavras (Missing) ha scelto il nostro (sempre più internazionale) Riccardo Scamarcio per il suo prossimo film Eden is West’. L’attore, che attualmente soggiorna a Mochos, un paesino da cartolina a pochi chilometri da Heraklion sull’isola di Creta, tuttavia dichiara “èutile allontanarsi da casa, ti dà una prospettiva diversa sulle cose, ma questa la considero solo una svolta nella mia carriera, non me ne vado dall’Italia. Anzi, sto per tornarci, per girare il film di Michele Placido (‘Il grande sognò, sul ’68, di cui inizierà le riprese il 24 giugno, ndr).
E in futuro potrebbe tornarmi anche la voglia di fare un altro teen movie. Io vivo questo lavoro con grande semplicità.

Scamarcio, che a fine estate sarà impegnato anche nella fine delle riprese di ‘Italians’ di Giovanni Veronesi ha detto la sua anche sul trionfo italiano a Cannes: ”Sono contentissimo per Garrone, che avevo anche sperato vincesse la Palma d’oro, e Sorrentino. Stanno andando anche bene al botteghino, a dimostrare che il pubblico non vede solo i film adolescenziali come i miei”.
Meno male che se le canta da solo!
Scamarcio Recita Per Costa Gavras

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News: Attrice di BattleStar Galactica Parlera’ a Nvision 08.

News: Attrice di BattleStar Galactica Parlera’ a Nvision 08.

L’attrice di BattleStar Galactica (Tricia Helfer) e la prima donna al comando di uno Space Shuttle (Eileen Collins) parleranno sul canale dedicato al visual computing.

Ms Helfer è famosa per il ruolo di numero sei che ricopre in Battlestar Galactica, la serie televisiva vincitrice dell’Emmy award, mentre Ms Collins è stata la prima donna a pilotare lo space shuttle a comandare la navicella. Siamo molto onorati di avere Tricia Helfer e il comandate Eilenn Collins a parlare a NVISION 08 ha affermato Rob Csongor, vice presidente del corporate marketing di NVIDIA. Entrambe le donne hanno vissuto esperienze uniche circa l’importanza del visual computing nei loro campi. Essendo un’attriche del 21° secolo Ms Helfer interagisce sia con attori reali sia virtuali, ma anche con set cinematografici reali e virtuali.

Ms Collins è invece una donna all’avanguardia e molto esperta nelle scoperte scientifiche, dall’esplorazione di Marte all’evoluzione dell’Universo. Insieme rappresentano l’enorme diversità di scenari applicativi in cui il Visual computing sta conquistando un ruolo determinante, dall’intrattenimento all’esplorazione spaziale. NVISION 08 avrà luogo dal 25 al 27 Agosto a San Josè, in California; un mega evento di tre giorni per gli appassionati e per i professionisti del visual computing.

Migliaia di ingegneri, sviluppatori, ricercatori, artisti, appassionati, videogiocatori e utenti sono attesi per l’evento.

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The Prestige

Recensione: The Prestige

Christopher Nolan e Christian Bale: un connubio riuscito e reduplicato. Hugh Jackman e Scarlett Johansson: un’accoppiata ripetuta e rivista, guarda caso, proprio durante i giochi di un prestigiatore in Scoop (ma quello era un bel film, lasciamo stare). Insomma, le premesse di The Prestige celebrano il gia’ visto sin dalla sola enunciazione del cast, pur dimenandosi in mille modi nel tentativo di scansare tedio e dejavu. E non ci riesce.

SCHEDA TECNICA

SCHEDA DVDEppure io giurerei di aver visto “qualcosa del genere” persino in una puntata di C. S. I.

Insomma, benche’ si tenti di scongiurare il paragone col pessimo The Illusionist di Neil Burger, The Prestige non solo stringi stringi lo cita (un morto non muore mai in un film di prestigiatori), ma risulta persino piu’ criticabile a fronte delle evidenti pretese e delle conclusioni non magiche ne’ misteriche: peggio. Fintamente scientifiche. Perche’ si puo’ accettare l’assurdo se dichiarato e sospeso, lasciato a suggestionare e interrogare (sara’ vero, sara’ falso?
), ma mal si tollera l’impossibile e irreale camuffato da scienza. Bella scappatoia mascalzona uscirsene con una scoperta rivoluzionaria che fa impallidire Thomas Edison. Ma andiamo con ordine e riannodiamo (per sommi capi) le fila del racconto.

Robert Angier (Hugh Jackman) e Alfred Borden (Christian Bale), due uomini di spettacolo, due maghi illusionisti alla ricerca del numero perfetto, affascinano la Londra di fine Ottocento, sotto l’egida ingegneristica di di Mr. Cutter (Michael Caine). Due uomini, due talenti inconciliabili che finiranno col diventare acerrimi nemici, imbastendo una guerra che dura anni, macina chilometri e scomoda perfino il rivoluzionario Nikola Tesla (David Bowie, ma perche’ disturbarsi?
), che pare abbia scoperto come teletrasportare un uomo. Peccato che il teletrasporto funzioni piu’ come “macchina fotocopiatrice” che trasbordo vero e proprio, e da questo invito alla lettura doppia (inizialmente mostrata col primo fotogramma e la voce fuori campo “Guarda attentamente“, che si muove su una distesa di cilindri) prende corpo l’intero progetto.

Dissimulare mostrando, nascondere lasciando accedere e via discorrendo con tutto quello di cui quest’opera vorrebbe fregiarsi, e invece solamente evoca, in una sorta di compendio malriuscito su “come girare un film d’illusioni“.

Purtroppo solo l’impalcatura espositiva riesce a reggere in termini di originalita’, mentre non si puo’ dire altrettanto del cuore, dello svolgimento, e del merito del film, ambiti in cui tutto il progetto rimane carente.

E’ dunque (almeno) interessante il racconto a matrioska, che inanella una prospettiva nell’altra, un punto di vista sull’altro: Borden che legge il diario di Angier che legge il diario di Borden che ricorda gli inizi con Angier. Il coro di voci si affastella e si districa (a fatica) con una certa vis spericolata che lo spettatore, almeno inizialmente gradisce (salvo poi comprendere che questo non riservera’ piu’ di tante sorprese, anzi!)

Anche in questo escamotage, dunque, qualcosa si ripete, si sdoppia internamente al film, e mentre Angier scopre, in finale di lettura, che il diario era indirizzato a lui da Borden che gli scrive in prima persona, poco piu’ in la’ vedremo Borden fare la stessa scoperta: terminare il testo redatto per lui dal collega.

Ogni cosa in questo film, la dobbiamo vedere due volte?
Per non parlare della metafora esplicita del passerotto (spiaccicato tra i ferri del mestiere, altro che sparizioni magiche!) sacrificato in nome dell’arte e del sacro mestiere dell’illusionista.

Penso ci sia una crudele ironia nel far dire proprio ad un bambino “Si, ma dov’e’ il suo fratellino?
“, a fronte del passerotto “ricomparso”.

Un bambino svela l’intero ingranaggio filmico e ce lo da’ in pasto oltraggioso e candido, “tanto voi” dice la voce fuori campo “non volete vedere“.

Presuntuoso di un Nolan!

Molto ingenui (cinematograficamente parlando), bisogna essere invece per non comprendere “l’intera faccenda” fin da prima, anziche’ subito, e sara’ meglio cosi’; almeno un qualche divertimento affiorera’ nel giocare a veder confermate le proprie intuizioni, perche’ se il piacere dovesse risiedere solo nella scoperta finale, beh. 130 minuti (quanto a lungo puo’ durare un scemenza!) decisamente da farvi risarcire.
The Prestige: Sopravvalutatitissima roboante inezia.

Nota: di Roberta Monno
The Prestige

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Questa Ragazza E' Di Tutti

Recensione: Questa Ragazza è Di Tutti

Fino a non molto tempo fa, quando cioè la cultura non era un rischio commerciale per la televisione, ma una risorsa per promuovere una crescita delle persone, in fascia prima serata, veniva promosso qualcosa di analogo alla didattica della visione, dove un critico cinematografico presentava una carrellata di films aventi un legame fra loro. Questa abitudine, che era entrata nel lessico familiare degli italiani,ora è slittata a notte alta, non consentendo ai comuni mortali la visione dei meravigliosi archivi, a meno che qualche coraggioso non si punti la sveglia alle prime ore del mattino.

SCHEDA TECNICA

SCHEDA DVDQuando viene a mancare una persona come Sidney Pollack è logico condividere i suoi flash back e guardare all’indietro la Sua Opera per continuare a dialogare con essa. Tratto da un atto unico teatrale di Tennessee Williams, il Sidney Pollack dei primi film, quello che lo vede come regista (quasi) esordiente è del 1966 in Questa ragazza è di tutti in cui personaggi sono in lotta per imporre il fascino della fantasia sulla squallida realtà che li opprime. La storia è un racconto della sorellina (Willie) della protagonista (Alva) che parte dalla fine della storia, col procedimento di narrazione circolare, e ci viene narrata dalla scomoda posizione dei binari ferroviari di una stazione remota dove i treni non si fermano, per mettere lo spettatore nella situazione dell’epoca, aforisma della grande depressione americana. Una bambina inanellata vestita di un lacero abito rosso precipita dai binari rendendo palpabile il senso di vertigine e racconta ad un suo coetaneo la storia che l’ha condotta fin lì. Per essere sicuro che non ci fossero toni gioiosi in questa scena, ha rivelato Pollack, di avere fatto colorare i sassi del binario e bruciato dei copertoni fuori scena. Piccolo particolare, nel cinema americano una cosa del genere non si era mai vista, così come non si mostravano i cortili e i muri deturpati dalla grande miseria trascinata dalla depressione.. Già il primo anelito di nuovo cinema, di nouvelle vague, per dirla all’’uropea, che qualifica Sidney Pollack. L’edificio pericolante, aforisma della situazione americana a cui fa riferimento il titolo è quello della casa dove vivono le tre donne: la madre-madrona Hazel Starr (Kate Reid) , Mary Badham, cioè Willie, la narratrice e Alva (Natalie Wood scomparsa misteriosamente nel 1982 a soli 43 anni) con gli ospiti maschili che lavorano nella ferrovia e con la cui pigione le donne riescono a sopravvivere dopo che il padre si eclissa improvvisamente lasciando sole le tre donne. Un ispettore delle ferrovie, Owen Legate (Robert Redford) costretto a fare tagli pesanti sul personale in servizio penalizzando le già magre attività economiche del piccolissimo paese che non ha risorse e dov’ è situata la pensione in cui le donne affittano le camere e un po’ d’allegria ai ferrovieri, alloggia nella locanda e inizia un tormentato rapporto sentimentale fra l’adolescente inquieta Alva (dice di lei la sorella Willie, che Alva è il numero di centro dello spettacolo ) e l’ispettore delle ferrovie che è l’esordiente Redford di un fascino stratosferico. Il finale unhappy è assicurato, nel senso che è immaginato, raccontato, ma non visto. Uscendo dal cinematografo nel dialogo tra i due protagonisti: Alva dice a Owen che si avrebbe voglia di vedere e rivedere un film nella speranza che la volta successiva finisca bene, rovesciando la visione dello spettatore dallo spettacolo. Pur affascinato da Elia Kazan, Pollack fa una sua ricerca autonoma, i critici lo hanno sempre definito un regista americano con uno stile francese, cosa che a lui non dispiaceva affatto, amando Resnais così come la nouvelle vague che contagiava con la sua freschezza ogni paese coniugandosi ad ogni cultura che ogni Autore voleva rappresentare. Ci sono due cammei con Pollack in “Questa ragazza è di tutti”. Il regista davvero giovanissimo fa la parte del balordo e così la seconda volta si prende una spalmata di gelato alla fragola da Redford, divertito. Nella scena del treno che prende Alva per ricercare l’amato Owen la ripresa avviene dall’alto con un elicottero, e introduce nella parte della storia relativa al cambiamento dei personaggi , anche questo un nuovo espediente che il cinema del periodo ancora non aveva sperimentato. Seguendo Plutarco e i suoi concetti paralleli applicati al cinema, in Italia, nella la seconda metà del decennio, che si annunciò all’insegna dei giovani (Prima della rivoluzione, 1964, di Bernardo Bertolucci; I pugni in tasca, 1965, di M. Bellocchio), innestò motivi e previsioni di contestazione generale sul bilancio di un periodo storico (Uccellacci e uccellini, 1966, di Pasolini; I sovversivi, 1967, dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani), mentre nel 1966 tre film di anziani venivano dall’estero La presa di potere di Luigi XIV di Rossellini, Blow-up di Antonioni e La battaglia di Algeri di G. Pontecorvo.Antonio Pietrangeli, nel 1965 aveva appena finito di girare io la conoscevo bene presentando già tra gli sceneggiatori la firma del giovane Ettore Scola.

Nota: di Roberta Ricci
Questa Ragazza è Di Tutti