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Ritorno a Cold Mountain

Recensione: Ritorno a Cold Mountain

Anthony Minghella conferma, con questa pellicola di viaggi, guerre, passioni e sopravvivenze, un amore non comune per i virtuosismi estetici che si avvalgono di una fotografia (Searle) ben più che ricercata, in un atto d’amore per le ambientazioni, mostrato gia’ ampiamente ne “Il Talento di Mr. Ripley”.

SCHEDA TECNICA

SCHEDA DVDDante Ferretti (noi italiani siamo davvero grandi) ha avuto il suo bel da fare nell’organizzare e strutturare le location romene, in quanto quest’ultime giocano un ruolo significativo nello snodo del racconto, che vede nella frase – mantra: “torna da me” qualcosa di più denso che un semplice ritorno a casa, geograficamente inteso.
Cold Mountain è la casa, il luogo dove il cuore si ristora appartenendovi e sentendosi esattamente lì dove vuole essere.
è la’ dove il senso d’appartenenza si placa e si soddisfa. Dove ci aspetta l’abbraccio. Dove il ricordo di un bacio si incornicia e si sovrappone a vette montuose morbide e scoscese. Dove il desiderio di casa bramata da un soldato assume proporzioni epiche e ispira imprese maestose.
Ed epica e maestosa in questo caso è la vicenda narrata, ripresa (un po’ troppo) pari pari dall’Odissea del buon Omero. C’è Nusicaa, c’è Ulisse (of course),  c’è il cieco – che – vede – oltre (lo stesso Omero, o Tiresia che voi vogliate), ci sono le sirene e c’è la maga Circe, e poi i Proci che insidiano una fedele quanto paziente Ada – Kidman – Penelope, presa a condursi in un atto di dedizione lungo una vita.
E soprattutto c’è il viaggio. La metafora di un cambiamento che passa da uno spostamento esteriore, e che ci conduce nei più disparati luoghi, geografici e dell’anima. Un camminare che ci mette in contatto con situazioni e personaggi estremi, volti a modificarci per sempre.Buonissima la prova della Kidman, ma non paragonabile ad un Jude Law energico nello sguardo e devastato nel corpo, impolverato sulla pelle ma rilucente nello spirito.
Sopravvalutata la performance da Oscar di Renee Zellweger (che sembra sempre un po’ Bridget Jones, anche per via di un’innata simpatia ben presente nel personaggio di Ruby), sporcata a dovere non perde uno smalto metropolitano eccessivamente contemporaneo, che la rende inadatta ad un film in costume datato fine ‘800 (molto più in parte con gli anni ’50 di  Betty Love).
Belle le musiche di Gabriel Yared e il significativo contributo compositivo di Elvis Costello. Efficace il montaggio che alterna lo svolgersi delle vite dei due innamorati sospiranti all’unisono un ricongiungimento repentino. Una menzione per la sequenza in cui il padre di Ruby, Pangle e Georgia (l’insolito Jack White), cercano di salvarsi cantando una struggende ballata country, che per un istante sfiorera’ i cuori induriti dei perfidi aguzzini che decideranno, di lì a poco, della loro sorte. Nel complesso il film è bello, perfettamente confezionato (quasi si tocca con mano il certosino rigore di Minghella), e scorre veloce e ritmato, diversamente da quanto fa supporre il pomposissimo trailer che sfida la pazienza, caria i denti e rende preoccupanti i livelli di colesterolo; Cold Mountain non è il calvario amoroso che ci si aspetta, non è lento, ed è pervaso da una nota energica e ironica che non traspare dal criminale trailer messo in circolazione per promuovere l’opera, e che, a conti fatti, non gli rende giustizia nè onore, ma spaventa e allontana.Ritorno a Cold Mountain: Come miscelare  Via col Vento  e l’Odissea rimanendo originali e interessanti, pur traboccando citazioni. Per amanti del genere.La Frase : “Torna da me, Inman, torna.”Nicole Kidman, Ritorno a Cold Mountain, 2003. 

Nota: di Roberta Monno
Ritorno a Cold Mountain

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